Appropriazione Culturale e Cibo

Make Appreciation Not Appropriation
Illustrazione ispirata all'opera "Make Art not War" di Shepard Fairey (Obey)

Che cos’è l’appropriazione culturale?

Il concetto di appropriazione culturale inizia a essere oggetto di dibattito negli Stati Uniti a partire dagli anni ‘80 .

L’appropriazione culturale è l’atto di copiare o utilizzare i costumi e le tradizioni di un particolare gruppo o cultura, da parte di membri di un gruppo dominante (= potente) nella società.

Oxford Living Dictionary

Sospeso tra i toni duri di chi si sente offeso e la banalizzazione di chi lo relega a una pura questione di costume, il dialogo sull’appropriazione culturale tende, a un primo approccio, ad apparire caotico. Se da un lato il presupposto è non voler offendere nessuno con i propri comportamenti, dall’altro si convive con modi di fare ben radicati che sembrano del tutto innocui.

La statuetta del Buddha come complemento d’arredo, il costume in maschera ispirato ai nativi americani o il tatuaggio tribale, sono tutti aspetti presi in prestito, spogliati dal proprio contesto e significato originario e utilizzati come materiale grezzo per arricchire la nostra casa o il nostro aspetto.

Sebbene la definizione di cultural appropriation sia comparsa sull’Oxford Living Dictionary solo nel 2017, l’origine del problema va ricercata indietro nel tempo, all’epoca del colonialismo. I colonizzatori non si accontentavano di cancellare le culture native e di costringere le comunità sottomesse ad abbracciare i valori culturali europei, ma si appropriavano di tutto ciò che conferiva loro un alone esotico e di prestigio.
La storia, tuttavia, non si presta a una lettura a compartimenti stagni e il dialogo che è emerso negli ultimi anni è un esempio di come sia necessario fare i conti con la sua eredità.

In un mondo globalizzato in cui le persone si incontrano ancora più velocemente, è impensabile che le culture non facciano altrettanto. Gli scambi culturali, però, non hanno nulla a che fare con l’appropriazione, poiché sono esenti da quella dinamica di potere che contraddistingue quest’ultima.

L’appropriazione culturale riguarda anche il cibo?

Ovviamente sì ed è più comune di quanto si possa pensare. 

Bisogna indossare panni diversi dai propri e porsi qualche domanda.

  • Cosa si prova quando la propria cucina viene trattata come una nuova moda? La nuova scoperta di cui tutti all’improvviso parlano e che tu, invece, mangi da sempre? – La moda del poke è un esempio calzante.
  • Cosa si prova quando i propri piatti vengono mistificati con sapori più facili o resi più attraenti secondo i gusti estetici di un’altra cultura? – L’esempio del poke torna ancora utile.
  • E poi, cosa si prova quando solo pochi piatti della propria cucina sono oggetto di curiosità e la tua comunità continua a essere malvista?
  • O quando gli avventori di un ristorante la sperimentano come se fosse una prova di coraggio
  • Cosa si prova quando un’altra cultura si appropria del nome di un proprio cibo e lo stravolge? 
  • O quando il primo risultato di Google di una ricetta tradizionale è Jamie Oliver? E no, la ricetta non è britannica. 
  • Soprattutto come ci si sente a vivere in posto in cui tutti questi comportamenti sono all’ordine del giorno? 

Chiamiamo pane il pane, ci si sente depredati. Il cibo è anche identità.

Apprezzamento Culturale

C’è un filo, neanche troppo sottile, che distingue l’appropriazione culturale dall’apprezzamento culturale. 

Questo filo si ispessisce quando facciamo caso ai nostri comportamenti, quando conosciamo quello che mettiamo in bocca e quando rispettiamo la cultura e il popolo che lo ha inventato. 

Le buone intenzioni a volta non bastano, bisogna passare ai fatti:

  1. Un buon inizio è smettere di pensare al proprio cibo come “normale” e a quello degli altri come “strano” o “particolare”. 
  2. Un altro passo nella direzione giusta è non sottovalutare il cibo degli altri. Gli ingredienti, la sapienza, la manodopera, il locale, le utenze le pagano tutti. Perché ci aspettiamo di pagare molto poco in un ristorante cinese o indiano?
  3. Va poi considerato che la cultura crea profitto, ma è un problema quando a fiutare l’affare è l’ennesimo compagnia che non ha niente a che fare con quella cultura.
  4. Last but not least: prenditi il tempo per imparare quello che ti incuriosisce. Agisci con coscienza, dietro a ogni cultura ci sono le persone.
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Questo articolo ha 2 commenti

  1. Iole

    Lo condividero’ anche con Arianna, una bimbetta di 9 anni affinche’ pure lei rispetti e comprenda che dietro ogni cultura ci sono delle persone…spero di leggerti presto…articolo interessante per tutti…grandi e piccini

    1. Food Village Stories

      Grazie Iole!

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